In quest'opera la seconda formula recita: «Agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo.[10]». La terza formulazione dell'imperativo categorico afferma: «La volontà non è semplicemente, sottoposta alla legge, ma lo è in modo da dover essere considerata autolegislatrice e solo a questo patto sottostà alla legge".[11]». La morale è quindi un fatto di ragione. Premessa Kant tenta di cogliere il mondo soprasensibile (metafisica) seguendo un’altra via: la morale, propria della ragion pratica. La Critica della ragion pratica (1788) si propone la ricerca delle condizioni della morale. Kant, Immanuel - Critica della ragion pratica In questa sua seconda opera (dopo la “Critica della ragion pura”) Kant affronta il tema della “moralità”. La massima può essere definita perciò come un orientamento che l'uomo si pone in assoluta libertà. 100% (2) Pagine: 36 Anno: 2017/2018. Analogamente, a questo punto della riflessione sulla Ragion Pratica, il problema è quello di sussumere (ricondurre) gli atti di volontà riguardanti azioni particolari alla legge pratica pura (che è l'imperativo categorico, del tutto formale e privo di contenuti materiali, che mi prescrive soltanto "fa' il tuo dovere", che mi dice perché devo scegliere di fare o non fare una certa cosa, ma non che cosa fare o non fare). Kant non era un illuso e sapeva bene che molte delle relazioni interpersonali usano effettivamente l'uomo come mezzo (assegnare un lavoro ad un'altra persona è a tutti gli effetti usarla come "mezzo" in quanto questa viene assunta per fare qualcosa per noi). Nell’azione morale infatti troviamo la sintesi di contenuto e forma. Vi sono però due tipi di ragione pratica: La denominazione dell'opera data da Kant si rifà sempre al concetto di "critica": la "ragione pratica" deve essere analizzata in quanto essa, essendo "empirica pratica" (e non "pura"), ha a che fare con elementi fenomenici vale a dire i concreti comportamenti morali che variano da individuo a individuo. Per alcuni semplicemente il sommo bene, inteso come "il bene più alto", consiste nell'obbedire agli imperativi categorici. 36 pagine. Noi non possiamo chiedere che cosa deve avvenire, come non possiamo chiedere quali proprietà deve avere il circolo: ma solo che cosa avviene e quali proprietà il circolo ha.". Proprio come appare chiaramente che sarebbe impossibile vivere in un mondo così (in cui le persone fossero costrette a mentire da una legge di natura), allo stesso modo appare chiaramente che la scelta da te presa in considerazione (cioè di mentire in questa determinata circostanza) non è riconducibile all'imperativo categorico del bene morale, e quindi non è moralmente accettabile. Kant, come aveva fatto nei confronti di David Hume riguardo alla conoscenza, così riconobbe il suo debito nei confronti di Rousseau riguardo alla morale: "Io sono uno studioso e sento tutta la sete di conoscere che può sentire un uomo. Le parti del manuale dedicate alla Critica della ragion pratica Per visualizzare questo materiale devi effettuare la login con un profilo docente qualificato. Il sentimento è qualcosa di impulsivo, debole, incostante, su cui la morale non può fare affidamento: "una certa dolcezza d'animo che passa facilmente in un caldo senso di pietà, è cosa bella ed amabile, perché rivela una certa partecipazione alle vicende altrui...ma questo sentimento bonario è debole e cieco.". Caricato da. La Critica della ragion pratica (in originale Kritik der praktischen Vernunft) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790). Qui vi è la preminenza dell'autonomia della volontà, precisando che il comando morale non sia un imperativo proveniente dall'esterno e che renda gli individui come oggetti passivi, ma il risultato spontaneo della propria volontà razionale, la quale, essendo legge a se medesima, fa sì che noi, sottoponendoci ad essa, non facciamo che obbedire a noi stessi. Questo tipo di comandi configurano cioè un'ipotesi (se vuoi andare in Paradiso) la cui realizzazione è condizionata dal mettere in atto forzatamente un comportamento (obbedisci alla legge di Dio). Questo sito contribuisce alla audience di. La seconda comincia dal mio io invisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connessione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il carattere essenzialmente razionale della morale si rivela, secondo Kant, per la sua analogia per quanto riguarda la razionalità nel campo teoretico. Gli imperativi ipotetici si possono riassumere nella formula: se vuoi A fai B; per esempio: "se vuoi andare in Paradiso obbedisci alla legge di Dio". 3,90 € Tot. Insegnamento. Ogni essere razionale possiede la morale, in quanto sente il dovere e la necessità di scegliere. Vi sono tre formulazioni relative all'imperativo categorico. Nell'uomo è presente una legge morale (definita un "fatto della ragione") che comanda come un imperativo categorico, ossia incondizionatamente. © 2021 Copyright De Agostini Editore S.p.A. Immanuel Kant scrive la Critica della ragion pratica nel 1788, dopo soli sette anni dalla pubblicazione del suo grande capolavoro la Critica della ragion pura. Lo scopo della “Critica della Ragion Pratica” ò quello di criticare la ragion pratica che pretende di restare sempre legata solo allâ esperienza. Se con la Critica della ragion pura Kant andava ad analizzare le facoltà conoscitive dell’uomo, il tema di questo testo è invece l’ etica , e in particolare il tentativo di comprendere cosa sia la morale e quali siano i suoi fondamenti: come deve comportarsi l’uomo per agire eticamente? 38,90 € vedi offerta. Critica della ragion pratica Primo capitolo e terzo capitolo. La Critica della ragion pratica è il secondo scritto del periodo critico di Kant, pubblicato nel 1788. Il dovere non ha nulla a che fare con la causalità ed il determinismo del mondo materiale: esso riguarda soltanto la sfera della morale. Prova ad immaginare che cosa succederebbe se tutte le persone, a prescindere dalla loro volontà, fossero costrette dalla natura a mentire, proprio come sono costrette a respirare, o ad invecchiare, o a muoversi su due gambe e non volando; come sarebbe la vita in un mondo così? Libreria Utopia Pratica. critica della ragione – kant. "Il dovere, quando si ha dinanzi il semplice corso della natura, non ha alcun senso. Ungraded . A proposito della Critica della ragion puraabbiamo detto che è un’opera di stampo fortemente illuministico, in quanto in essa la ragione non riconosce alcun tribunale più elevato di se stessa, e si mette a giudicare le proprie capacità conoscitive, L'uomo, quello dotato di ragione, sente di fronte a determinate situazioni di dover compiere una scelta, a cui seguirà il comportamento morale. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. Anno Accademico. Critica della ra gione pratica (1787) Prof. Monti – a.s. 2016-2017 ANALITICA gp() Il cuore della moralità kantiana consiste invece nel dovere-per-il-dovere. Qualunque sia la risposta a questa inevitabile domanda, la morale si è comunque manifestata. La "natura", dunque, diventa il "tipo" della legge morale (e infatti Kant designa questa parte della sua riflessione etica con il sostantivo "tipica"). Per Kant infatti la morale deve arrivare ad istituire un «regno dei fini», ossia un insieme ideale di libere persone, che vivono secondo le leggi morali e si riconoscono dignità a vicenda. L'EREDITÀ DELLA «CRITICA DELLA RAGION PRATICA» 9788820433963 eBay 1 opinione. Kant: La Critica della Ragion Pratica. La Critica della ragion pratica (1788) si propone la ricerca delle condizioni della morale. L'uomo che compie una determinata azione secondo il dovere morale sa che, per quanto la sua decisione possa essere spiegata naturalisticamente (anche con motivazioni psicologiche), la vera sostanza della sua morale non risiede in questa concatenazione causale ma in una libera volontà che corrisponde all'essenza razionale del suo essere[4]. «Di qui il criterio secondo cui occorre sempre soltanto domandarsi se la propria massima possa valere allo stesso modo di una legge di natura.»[9] La massima è quindi in questo senso soggettiva e intersoggettiva ed il comportamento del soggetto è morale solo se la sua massima appare universalizzabile. Tale comportamento morale è insito in modo assoluto nella volontà del soggetto che diventa causa prima e libera della propria decisione e quindi del proprio agire. Ogni morale non può essere limitata nel conseguimento del bene. Come nella Ragion pura il filosofo si proponeva di mostrare non cosa l'uomo conosce, ma "come" conosce, ovvero evidenziare i principi della conoscenza umana, allo stesso modo ora si pone di fronte al problema della morale: egli non vuole definire quali precetti etici debbano essere seguiti dall'uomo, bensì "come" quest'ultimo debba comportarsi per compiere un'azione autenticamente morale, e quindi in cosa consiste realmente la morale. La volontà è conforme al dovere ma non segue il dovere per il dovere.[6]. Kant stesso ci dice che per un certo tempo fu attratto dalle concezioni morali dei sentimentalisti inglesi, che in seguito abbandonò insoddisfatto in quanto il loro metodo d'indagine si riduceva a una semplice analisi psicologica; inoltre il loro eccessivo ottimismo non faceva loro prendere in considerazione ciò che per Kant costituisce l'elemento essenziale della morale: l'obbligatorietà. Con alcune osservazioni su «I sogni di un visionario» ", in: Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 12 gen 2021 alle 14:18. La critica della ragion pratica si articola nella Dottrina degli elementi e del Metodo. Riassunto "Critica della ragion Pratica" di Kant. Infatti, nell'imperativo ipotetico ad es. critica della la ragion pratica – teoria della morale – … Kant, la "rivoluzione copernicana" e la dialettica trascendentale. Antonio Gargano "Kant - Critica della ragion pratica" Palazzo Serra di Cassano - 11 maggio 2018 Università. Nell'ambito dell'imperativo ipotetico rientrano anche quei comportamenti che obbediscono al principio della legalità: per esempio, se io mi trattengo dall'uccidere un uomo per il timore di andare in galera, sto rispettando il principio di legalità (non sto uccidendo perché lo prescrive la legge) ma non quello di moralità (sto agendo per fini egoistici, non per rispetto del dovere morale). Critica della ragion pratica [5 decades ago] Scarica il libro Critica della ragion pratica - eBooks (PDF, ePub, Mobi) GRATIS, Stai cercando Ebook Critica della ragion pratica? Kant respinge le giustificazioni tradizionali dell’attività morale, come quelle utilitaristiche e teologiche, perché impongono un’etica dall’esterno, di fronte alla quale l’uomo è come passivo. Critica della ragione pratica, Critica della ragion pratica e altri scritti morali (Fondazione della metafisica dei costumi; La religione nei limiti della semplice ragione; Antropologia dal punto di vista pragmatico), sulla base dell'edizione dell'Accademia di Prussia, Appunti delle lezioni di filosofia morale, Istituto Italiano per gli studi filosofici, Storia universale della natura e teoria del cielo, Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, La religione entro i limiti della semplice ragione, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Critica_della_ragion_pratica&oldid=117931974, Collegamento interprogetto a Wikiquote presente ma assente su Wikidata, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, la ragione "empirica" pratica, che si forma con l'esperienza e. la ragione "pura" pratica, che non dipende dall'esperienza (pura), è innata e perfetta. i quali, se lasciati a sé, seguono il criterio del piacere e del dolore. culture. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può inferire dalla determinazione conforme a fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito.» (, Questa e tutte le altre citazioni nella voce sono tratte da I.Kant, "Critica della Ragion pratica", Bari 1970), L'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima, l'infinito, Avrebbe cioè il suo valore non in sé stessa, ma in una legge a lei estranea, com'è in tutte le morali delle religioni rivelate, Fondazione della metafisica dei costumi. L'imperativo categorico è invece una prescrizione che è valida per tutti universalmente: esso detta il dovere in modo incondizionato, assoluto e necessario ed è indipendente dagli impulsi del mondo esterno. Immanuel Kant, dopo aver parlato del concetto della ragione pratica, che è il bene morale, vuol mostrare come esso si attui nelle azioni umane, in quelle azioni che si devono svolgere nel mondo sensibile, proprio come, nella Critica della ragion pura, dopo aver parlato delle forme pure dell'intelletto, egli era passato al problema di come i concetti puri si applichino alle intuizioni sensibili, di come cioè il mondo delle categorie fosse collegato a quello delle intuizioni. Rousseau, cioè, intendeva dire che ciò che rende l'uomo degno di essere considerato tale è proprio il senso morale. RAGIONE PRATICA = ragione non teoretica,cioè non rivolta alla conoscenza, ma attiva,capace di orientare il comportamento umano. - 1788, critica della ragion pratica, (critica della morale, del bene) - 1790, critica del giudizio (critica dell' estetica, del bello, si occupa di ciò che è bello e del trovare una finalità nella natura) Kant è lo snodo fra illuminismo e romanticismo. In qualità di essere razionale, io non posso non considerare, ad esempio, che sulla strada v'è un uomo malridotto gettato in terra: quest'ultimo è entrato nella sfera della mia razionalità ed in quel momento non posso non pormi il problema morale della scelta, cioè "Devo o non devo soccorrere quest'uomo?". La massima quindi è una regola di carattere puramente soggettivo che il soggetto stabilisce di osservare solo per sé stesso, gli permette di unificare il senso del suo agire e riconoscerlo in quel tipo di uomo che egli vuole divenire. Critica della ragion pratica Immanuel Kant Titolo originale Critik der practischen Vernunft (Tedesco, 1788) La Critica della ragion pratica è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura e la Critica del Giudizio. La morale deve basarsi su qualcosa di assolutamente certo e saldo: il dovere. Così le idee della ragione (anima e Dio), solo pensabili nella Critica della ragion pura, ora si presentano come "postulati" della moralità. La necessità del mondo causale interverrà infatti quando tradurremo la scelta in comportamento morale. Vuol dire affermare che quel carattere che hanno le azioni moralmente buone, di poter essere oggetto di una legge ugualmente valida per tutti, non è la moralità in sé, bensì il riflesso che la moralità (che è una qualità del mondo noumenico) produce nel mondo fenomenico della realtà umana. ), il sapere umano ha questa configurazione, ha proposizioni universali e necessarie, per questo la scienza elabora un metodo che dà risultati sempre validi. 2017/2018 100% (3) Riassunto cambiano fonnesu mori storia della filosofia occidentale vol 3 dalla rivoluzione scientifica all illuminismo. 9 pagine. Nel caso della Cr. Giorgio Tonelli, "L’etica kantiana parte della metafisica: una possibile ispirazione newtoniana? L’analitica espone la regola della verità, la dialettica affronta la parvenza morale, ovvero l’antinomia connessa all’idea di sommo bene. Filosofia Morale (I Modulo) Titolo del libro Critica della ragion pratica; Autore. Apparentemente vicino alle posizioni dei sentimentalisti sembrava anche Rousseau, il quale basava la morale sul sentimento: Kant, però, comprese che il sentimento di cui parlava Rousseau aveva un significato ben diverso, in quanto andava inteso come il sentimento della dignità umana. Egli ritiene che possano essere assimilate ai giudizi sintetici a posteriori le azioni determinate dagli impulsi [Triebe], inclinazioni[Neigungen], bisogni [Bedrfnisse] pratici, ecc. La Critica della ragion pratica (in originale Kritik der praktischen Vernunft) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790). Non posso propormi di conseguire il bene fino ad un certo punto e non oltre. In questo imperativo, che era presente anche nella "Fondazione della metafisica dei costumi" e che era stato anche espresso nella formulazione «Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale.»[8] il termine "massima" vuole significare che il principio soggettivo specifico, la regola estraibile dal mio agire morale, possa assumere un valore oggettivo valido per tutti, divenire cioè una legge universale. La ragione, intesa genericamente come il complesso delle nostre facoltà mentali, non solo è il fondamento della conoscenza ma serve come "ragione pratica" (come volontà) anche a dirigere l’azione, il comportamento dell'uomo. La morale della Critica della ragion pratica vuole essere, come già chiarisce la "Prefazione" all'opera, una morale formale, vuole indicare una "formula della moralità", la forma della morale, ma non il suo contenuto (le norme morali). Per questa ragione Kant formula i postulati etici: per definizione essi sono proposizioni teoretiche non dimostrabili e assolutamente necessarie riferite alla legge morale e alla sua condizione di pensabilità ed esistenza. Nella critica della ragion pratica, a questo punto, sono state dunque riconosciuto due facoltà: Intelletto – facoltà conoscitiva teoretica = dominio della ragion pura che non può rappresentarci gli oggetti come sono in sé, ma solo come fenomeni. Il problema risolto dallo schematismo trascendentale era quello di "sussumere" (ossia "ricondurre") il particolare nell'universale, di collegare le conoscenze particolari alle forme universali dell'intelletto (categorie), come - ad esempio -, attraverso gli schemi di successione, dai fenomeni particolari che si vedono sensibilmente succedersi nel tempo si arriva a capire il loro legame causale, a riportarli alla categoria di causalità. Q. 35,00 € + Sped. L'unico modo per risolvere quest'ultima diviene quindi la postulazione di un mondo dell'aldilà in cui possa avvenire l'identificazione di virtù e felicità che nel mondo terreno è impossibile. «Zwei Dinge erfüllen das Gemüt mit immer neuer und zunehmender Bewunderung und Ehrfurcht, je öfter und anhaltender sich das Nachdenken damit beschäftigt: Der bestirnte Himmel über mir, und das moralische Gesetz in mir.», «Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.». La critica della ragion pratica ha dunque “riempito” quelle esigenze della ragion pura dando loro “realtà morale”». Per Critica intende l’indagine rigorosa “DELLE FACOLTÀ DELLA RAGIONE RIGUARDO A TUTTE LE CONOSCENZE A CUI PUÒ ASPIRARE INDIPENDENTEMENTE DA OGNI ESPERIENZA” Obiettivo è: stabilire la possibilità di una metafisica come scienza La necessità di questa analisi critica dei fondamenti del sapere è determinata dal fatto che, al tempo di Kant, critica del giudizio – kant. Si può perciò riconoscere che un'azione è buona quando ha questo contrassegno: che si possa auspicare che tutti la compiano. È Rousseau che mi ha disingannato. Il fine dell'azione morale quindi deve essere il "sommo bene". Kant, "Critica della Ragion Pratica" e "Critica del Giudizio" Immanuel Kant: biografia e filosofia. Oltre ad una corrispondenza “architettonica” con la Critica della Ragion Pura, vi è comunque un significato più profondo. Università Cattolica del Sacro Cuore. Ad esempio: ti stai chiedendo se sarebbe moralmente accettabile la tua scelta di dire il falso? Kant afferma con fermezza l'esistenza di una legge morale assoluta, libera da ogni condizionamento, caratterizzata da due particolarità fondamentali: La morale è considerata la "praxis", ossia un agire volto alla realizzazione di un preciso scopo interno al soggetto; in secondo luogo essa prende la forma del dovere in un soggetto morale. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. Agire bene significa agire secondo un fine interno, secondo l'umanità del soggetto stesso: realizzando tale senso di umanità scegliendo il meglio di sé stessi si va a rispettare la dignità umana senza ridurre il prossimo come mezzo delle passioni, dell'egoismo o della contingenza. La frase va quindi interpretata alla luce della limitazione che Kant pone: usiamo pure l'uomo come mezzo, ma ricordandoci che è il fine di ogni atto buono e dandogli quindi la dignità che gli spetta. Questa legge del dovere comanda per la sua forma di legge, come norma che prescrive di obbedire alla ragione, e perciò a differenza della "massima" (la regola di condotta individuale) deve essere universale, principio oggettivo valido per tutti: indica come fine il rispetto della persona umana e afferma l'indipendenza della volontà come pure l'autonomia della ragione. "[3], In tal modo, viene quindi affermata l'indipendenza dell'atto morale dalla scienza e la sua irriducibilità al sentimento, il quale non potrà mai essere confuso con la moralità. Report an issue . Secondo la Critica della ragion praticanoi non dobbiamo agire, per esempio, in vista della felicità, ma solo per il dovere. Nella Ragion pratica, il filosofo conduce l'analisi critica della ragione nel caso in cui essa sia indirizzata all'azione ed al comportamento, alla pratica per l'appunto. Nella Critica della ragion pratica (Kritik der praktischen Vernunft) Immanuel Kant conduce l'analisi critica della ragione quando è indirizzata alla pratica, cioè all'azione. Ma se la morale è dovere, allora come potrà l'obbligatorietà conciliarsi con l'assoluta libertà formale della scelta? KANT: CRITICA DELLA RAGION PRATICA (9/11) Motivazioni del titolo: Critica della Ragion Pratica. Nella Critica della ragion pura Kant aveva iniziato con un postulato: c’è la scienza (la fisica, la matematica, la geometria etc. I tre postulati sono i seguenti: Ecco quindi comparire come "postulati della ragion pratica" quelle che erano le tre idee della Ragione metafisica[12] che non trovavano spiegazione nella dialettica trascendentale e che dimostravano l'illusorietà e l'inganno della metafisica quando pretendeva di presentarsi come scienza. Anche se poi agissi in modo caritatevole o malvagio, su quell'uomo ho posto in essere il dovere morale, il quale non ha a che fare con il mondo materiale della necessità che interverrà con le sue leggi fisiche nel momento in cui tradurrò in azione la mia scelta: avrò o meno la forza per sollevarlo ed aiutarlo? La libertà esiste di certo, a differenza dei due postulati precedenti: l'immortalità dell'anima e Dio costituiscono solamente due situazioni che vengono ipotizzate in modo che la morale possa essere realizzata a pieno, cosa che nel mondo terreno diviene impossibile. Come ragione pratica invece, ha un’esigenza opposta: dimostrare che solo lei è in grado di determinare la volontà, di decidere l’agire morale (no egoismo/soggettivismo); dimostrazione di questa capacità e sua giustificazione necessitano di una critica - > Critica Ragion Pratica. Ivan Shepelev. Prendendo come guida gli imperativi categorici ognuno quindi può raggiungere il sommo bene. I contenuti sono di proprietà di De Agostini Editore S.p.a., è vietata la riproduzione. Tant'è vero che nel "regno dei fini", precisa Kant, ognuno è suddito e legislatore al tempo stesso. Critica del Giudizio. critica della ragion pura – teoria della conoscenza – kant. critica della ragion pratica. La scelta, quindi, è assolutamente libera ed è espressione, come dice Kant, di una volontà pura, nel senso che non vi rientra in nessun modo le condizioni della materialità (che svolgerà il suo ruolo necessitante quando la morale si sarà già manifestata e sarà trasformata in azione).
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