Carini, Gli archivi e le biblioteche di Spagna in rapporto alla storia d'Italia in generale e di Sicilia in particolare, II, Palermo 1884, p. 45; Acta Aragonensia, a cura di H. Finke, 1, Berlin-Leipzig 1908, pp. Furono però sconfitti dai guelfi genovesi. Malgrado l'opposizione di Giovanni XXII, nel dicembre 1321 fece deliberare dal Parlamento, riunito a Siracusa, l'incoronazione di Pietro, che avvenne, nonostante l'interdetto, il 19 aprile, giorno di Pasqua. I suoi resti rimasero tuttavia a Catania, dove, per effetto delle vicende sismiche sofferte dalla città e dei rimaneggiamenti della cattedrale, finirono confusi con quelli di altri personaggi della famiglia reale, suoi discendenti. Scoppiò nelle sue terre, a Castiglione nell'entroterra di Taormina, verso la metà del 1297, toccò Francavilla, sfiorò Randazzo, incluse Aci, ma poi fu domata. 1972; Documenti sulla luogotenenza di F. d'A. Venne inoltre abbandonato dal Lauria, che si schierò coi re d'Aragona. Allo spirare della tregua F. III riuscì a riprendere Castellammare (aprile 1316). La proposta che gli fosse ceduto in cambio il titolo di Sardegna e Corsica, che apparteneva al re d'Aragona, fu ripresa nel 1309 da Roberto d'Angiò, succeduto a Carlo II sul trono napoletano. Figlio terzogenito del re d'Aragona Pietro III il Grande e di Costanza di Sicilia, figlia del re di Sicilia Manfredi, quindi nipote dell'imperatore Federico II di Svevia. Federico III fu intimo amico del catalano Arnaldo da Villanova, accolse alla sua corte i francescani spirituali perseguitati e i fraticelli. 679, 681-691, 693 s., 701 ss., 706 s.; III, ibid. 371, 553; II, pp. e linguist. Intanto Giacomo II si faceva ancora intermediario di pace. Economie et société en Sicile (1300-1450), Palermo 1986, I, pp. I funerali si svolsero nella cattedrale di Catania, dove fu sepolto. Qualche anno prima (8 maggio 1318) da Eleonora d'Angiò gli era nato un altro figlio, al quale aveva dato significativamente ancora un grande nome della tradizione familiare siciliana, quello di Ruggero. Del resto F. III, che aveva sperato di potersi intitolare almeno rex insule Sicilie, non aveva accettato nemmeno il titolo di re di Trinacria, cercando, tramite anche il fratello, di ottenerne il mutamento e comunque intitolandosi dopo il maggio 1303 soltanto e ambiguamente Fredericus tercius Dei gracia rex. Nelle Madonie fu invece persa Gangi. All'inizio del mese era morto a Barcellona Giacomo II, privando F. III di un importante punto di riferimento e di sostegno politico. Il nuovo papa tuttavia, con la nomina di un legato apostolico, apriva la via il 4 maggio ad una trattativa riappacificatrice. Col cattivo tempo, la flotta, molto danneggiata, dovette rientrare definitivamente in Sicilia. La dote avrebbe dovuto essere costituita dal principato di Taranto e dall'Onore di Monte Sant'Angelo, terre appartenute all'avo Manfredi. di Salvatore Fodale - Le navi entrarono nel golfo di Policastro, espugnando e incendiando quella terra. I due re (e i due Regni, con l'intervento di sei baroni e di quattro città per parte: Saragozza, Valenza, Barcellona e Lerida; Palermo, Messina, Trapani e Siracusa) si giurarono reciproco sostegno. Il re, infatti, non poteva stringere accordi di qualunque natura (politica, militare o economica) né dichiarare guerre senza aver prima consultato e ottenuto l'approvazione del Parlamento che, per costituzione, doveva essere convocato almeno una volta l'anno nel giorno di Tutti i Santi. Non esisteva tuttavia una disposizione in questo senso nel testamento di Pietro III, anteriore alla conquista della Sicilia. Anche se si scontrò spesso con le autorità ecclesiastiche, Federico non era mosso da uno spirito anticristiano, quanto piuttosto dall'ansia di acquisire conoscenze sempre nuove e dalla convinzione che il mondo, ormai vecchio, si stava rinnovando.[16]. 159-203; A. Il re non solo sceglieva il maestro giustiziere, ma dall'Aragona nominava direttamente anche alcuni officiali minori. 151 ss. When Alphonso died in 1291 James became king of Aragon, and left his brother Frederick as regent of Sicily. Sbarcati a Trapani a metà aprile del 1283, si stabilirono a Messina, rimanendovi a governare la Sicilia dopo che il re aveva lasciato l'isola. Seguì il 29 agosto, tra Sciacca e Caltabellotta, la firma del trattato di pace, che prese nome da quest'ultima località. Il 4 giugno 1326 la flotta angioina sbarcava nuovamente sulle coste palermitane, devastandole fino a Termini e proseguendo poi per Messina, Catania, Lentini ed Aci, tornando a Palermo l'8 luglio, internandosi fino a Ciminna e ritirandosi subito dopo. Tra i figli illegittimi, oltre ad Alfonso Federico, si ricordano Orlando, che ebbe parte negli avvenimenti successivi, e una figlia natagli da Sibilla de Solmella, forse quella stessa Eleonora andata sposa a Giovanni Chiaramonte il Giovane. Origine. F. Giunta; Giordano N.; Scarlata M.; Sciascia L.. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 22 gen 2021 alle 10:26. : Bartolomeo da Neocastro, Historia Sicula, a cura di G. Paladino, in Rer. Ripreso il mare, attese le notizie ad Ischia, che era in mano aragonese, fino al ritorno da Anagni di Giovanni da Procida e si incontrò con i messaggeri che gli furono inviati da Giacomo II. Escluse dal trono le figlie: oltre a Costanza, Margherita, Elisabetta (o Isabella: portava il nome di una sorella di F. III sposata al re dei Portogallo, e divenuta santa), la quale si unì in matrimonio con Stefano, secondogenito di Ludovico il Bavaro, Caterina, monaca clarissa a Messina. Ad opera di Giacomo II proseguivano ormai senza speranza di riuscita le trattative di pace, nelle quali si continuava a considerare l'ipotesi di uno scambio della Sicilia con un altro Regno. Il 26 settembre riprese la via della Sicilia, le cui coste erano devastate da Roberto d'Angiò. Una nuova grave sconfitta fu inflitta da Blasco d'Alagona agli Angioini, comandati da Gualtiero di Brienne, ai primi del 1300 presso Gagliano. All'inizio del 1302 ripresero le ostilità. Sorgeva di nuovo, intanto, e tornava ad essere dibattuto per via diplomatica, e preliminarmente ad ogni trattativa di pace, il problema della restituzione delle terre calabresi. Carlo II d'Angiò aveva chiesto la restituzione dei castelli. Informato delle iniziative romane del fratello, Giacomo II le aveva infatti sostanzialmente ostacolate intromettendosi nel rapporto con i Colonna, i quali, vedendo venir meno la necessaria segretezza e timorosi per gli accordi che sapevano conclusi dal re aragonese con Carlo II, prudentemente preferirono restituire le ingenti somme versate da F. e disinteressarsi della sua elezione a senatore. dagli Atti dell'Acc. Omaggio a Fernando Dominguez Reboiras: Atti del Seminario internazionale di Palermo, Castelvetrano - Selinunte (TP), 17 … Figlio maschio terzogenito del re d'Aragona, di Valencia e conte di Barcellona e altre contee catalane, Pietro III il Grande e di Costanza di Sicilia[4], figlia del re di Sicilia Manfredi (figlio illegittimo dell'imperatore Federico II di Svevia e di Bianca Lancia).[5][6][7]. Rainaldi, Annales ecclesiastici, XIV, Coloniae Agrippinae 1692, pp. I siciliani aborrivano l’idea di tornare sotto il giogo francese, Federico d’Aragona, fratello di re Giacomo, rimasto in Sicilia disse che: “Il re Giacomo suo fratello avea lasciato, e donato ciò, che non era suo, e che il regno per la disposizione del padre, e del re Alfonso comune fratello, spettava a se per ogni diritto e … Il Parlamento, riunito l'11 dicembre a Palermo, lo proclamò invece signore di Sicilia. Messina fu sottoposta ad un duro assedio, ma Roberto d'Angiò fu costretto, dall'intervento di Blasco d'Alagona, a ripiegare in Calabria, dove la guerra si era trasformata in guerriglia, senza fatti d'arme notevoli. – Moneta d’oro del regno di Prussia (ted. Dopo avere trovato riparo dal maltempo nel porto aragonese di Cagliari, l'11 novembre rimise piede in Sicilia, sbarcando a Trapani. 44, 47 s., 79, 128, 134; F. Testa, Capitula Regni Siciliae, I, Panormi 1741, pp. I Messinesi a loro volta sconfissero sul mare le forze navali avversarie, che avevano portato soccorso al castello di Patti, e catturarono Giovanni di Lauria, il quale venne condannato a morte per il suo tradimento. - Quartogenito (m. Napoli 1331) di Carlo II d'Angiò, fu il 4 febbr. In quel periodo, Federico intavolò con l'imperatore una trattativa per il fidanzamento di suo figlio, Pietro con la figlia ultimogenita di Arrigo, Beatrice; ma la trattativa, nel 1312, sfumò per la scelta di Arrigo di imparentarsi con gli Angiò e a Pietro preferì Carlo, figlio del re di Napoli, Roberto d'Angiò[14]. L'incoronazione ebbe luogo nella cattedrale di Palermo. A rinnovare la tradizione sveva e per prestare ascolto alle profezie circolanti sul terzo Federico, il nuovo re volle intitolarsi Fredericus tercius, benché fosse soltanto il secondo re di questo nome. Aveva rifiutato invece ai primi del 1311 un'alleanza matrimoniale con la Castiglia per la primogenita Costanza. manifestando l'intenzione di riconquistarla. Il 20 giugno 1295 era stata decisa ad Anagni la rinuncia di Giacomo d'Aragona al titolo di re di Sicilia. Nel maggio del 1295, ormai alla vigilia della conclusione del trattato di Anagni, Giacomo annunciava l'intenzione di tornare in Sicilia per riportarvi l'ordine che il suo senescalco, nominato capitano generale al di là del Salso, non riusciva a ristabilire. Svolse, con il concorso del Parlamento, una importante attività legislativa, i cui "capitoli", innestandosi sul tronco delle assise normanne e delle costituzioni sveve, in larga parte rimasero in vigore nei secoli successivi e concorsero a sviluppare il corpus della legislazione siciliana. Entrò minacciosamente nel golfo di Napoli, ma tutto si ridusse ad una azione dimostrativa, con una breve sosta ad Ischia. 1969, p. 348; R. Gregorio, Considerazioni sopra la storia di Sicilia dai tempi normanni sino ai presenti, II, a cura di A. Saitta, Palermo 1972, pp. Infine Bonifacio VIII si rivolse al re di Francia, Filippo IV il Bello, che inviò un esercito al comando del fratello, Carlo di Valois: questi, arrivato in Sicilia, nel maggio del 1302, bruciando e depredando, l'attraversò sino a Sciacca, dove però arrivò distrutto dalla malaria e, per la paura di un deciso attacco da parte di Federico, accettò la pace che gli venne offerta. La spettanza del tributo tunisino era tuttavia motivo di ulteriore contrasto con la corte napoletana. La celebrazione a Messina, nell'aprile del 1323, del matrimonio di Pietro II con Elisabetta, figlia di Enrico II duca di Carinzia, non rafforzava in maniera significativa la posizione internazionale di F. III, giacché il duca vantava solo nominalmente il titolo di re di Boemia e di Polonia, né accentuava i legami con i ghibellini, essendo il duca un avversario di Ludovico il Bavaro. Falliti i tentativi di conquista di Caccamo e di Corleone, Carlo di Valois proseguì ancora più a sud e a metà luglio pose l'assedio a Sciacca, sulla costa sudoccidentale, nelle cui acque, dopo avere conquistato Castellammare, giungeva anche la flotta napoletana. -ci). Anche tra gli Italiani, del resto, il gioco degli interessi e dei sentimenti determinerà importanti defezioni, quali quelle di Giovanni da Procida, sostituito come cancelliere da Corrado Lancia, e dell'ammiraglio Ruggero di Lauria. Iniziative autonome furono prese da F. anche all'interno del Regno. Fallirono gli assalti navali condotti dal Lauria contro Termini e Taormina. di scienze, lettere e arti di Palermo, s . Di fronte ai successi militari del fratello e al programma da lui enunciato di riunificazione dell'anfico Regno, Giacomo II, che era stato nominato dal papa suo gonfaloniere, ammiraglio e capitano generale, minacciava contro di lui l'intervento armato. L'avanzata in Calabria si arrestò invece nel corso di pochi giorni, perché la flotta siciliana dovette accorrere a rafforzare la coalizione ghibellina, per la morte improvvisa di Enrico. Dopo la rivolta del Vespro e l'assunzione della corona siciliana da parte di Pietro, accompagnò la regina Costanza in Sicilia, insieme con il fratello Giacomo e con la sorella Violante. Fonti e Bibl. Il nome che gli fu dato ricordava quello del suo grande bisavolo, l'imperatore Federico II. Gli concesse inoltre la dispensa matrimoniale. De Stefano, F. III d'A. L’incoronazione fu fatta solennemente nella cattedrale di Palermo il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, che in quell’anno coincideva con il giorno della santa Pasqua. Il completo insuccesso della spedizione fu aggravato al ritorno da una malattia che colpì sia F. III sia re Pietro, dalla quale essi guarirono solo verso la fine dell'anno. Preoccupato di mantenere il possesso della Calabria aragonese, nella quale il controllo di alcune posizioni era essenziale per la difesa della Sicilia, F. III passò all'attacco. Una strega cattiva cambiò Federico III di Sicilia in Federico II l’Aragonese. Intanto nell'ottobre 1317 le posizioni di F. III in Oriente si rafforzavano attraverso il matrimonio della figlia Costanza con Enrico II di Lusignano, re di Cipro e di Gerusalemme, la cui sorella Maria due anni prima aveva sposato Giacomo d'Aragona. L'infruttuosa impresa navale ebbe gravi conseguenze. Fu riconosciuta soprattutto la possibilità che ciascuno dei due reclutasse e armasse uomini nel Regno dell'altro. In attesa della traslazione in Catalogna, voleva essere tumulato nella cattedrale di Siracusa, dedicata a S. Lucia, nella cui festività era nato. Alla morte di Arrigo, Federico propose un'alleanza in chiave antiangioina alla ghibellina Repubblica pisana, che fu rifiutata in quanto Federico in cambio pretendeva il possesso della Sardegna (promessa dal papa in feudo da conquistare a suo fratello, il re d'Aragona, Giacomo II il Giusto). Corse anche voce che F. III fosse stato l'ispiratore di una congiura per uccidere re Roberto, scoperta a Napoli qualche mese prima. d'Aragona, re di Sicilia (1272-1337). Dopo avere convocato un Parlamento a Messina, F. III era salpato al comando della flotta che il 4 luglio 1299, al largo delle coste tirreniche, si scontrò con la più numerosa flotta angioino-aragonese, sulle cui navi con Giacomo II e con Ruggero di Lauria erano imbarcati anche Roberto d'Angiò duca di Calabria e Filippo d'Angiò principe di Taranto. 1302 alla approvazione dei preliminari di Castronovo. Intanto F. cominciava a prendere delle iniziative personali. De Stefano-F. Giunta, Palermo 1956, pp. Una ribellione ebbe luogo in Sicilia, guidata da Giovanni di Lauria, nipote dell'ammiraglio. 1908, pp. XI Congresso della Corona d'Aragona, II, Palermo 1983, pp. 15-18, 28 s., 34, 57 s., 63 s., 68, 73 s., 140 s., 148, 167 s., 199, 276, 280, 313-322, 333-339; II, ibid. Intervennero con Carlo di Valois anche Roberto d'Angiò, oltre a Ruggero di Lauria, e con F. III il cancelliere Vinciguerra Palizzi. 1273 (o 1274) nelle terre della Corona d'Aragona dall'infante Pietro d'Aragona, il futuro re Pietro III, e da Costanza di Svevia, figlia di Manfredi re di Sicilia. La guerra fu proseguita con successo da Roberto d'Angiò, nominato da Carlo II vicario generale in Sicilia, e suo fratello Filippo I di Taranto, con la conquista di alcuni importanti centri nella Sicilia orientale: nell'ottobre 1299 Catania, per la ribellione dei suoi nobili cittadini Virgilio Scordia e Napoleone Caputo, passava in mano angioina; Paternò dopo un breve assedio veniva consegnata dal conte camerario Manfredi Maletta; Noto, difesa valorosamente da Ugolino Callari, compare dello stesso Federico, veniva infine a patti con Roberto d'Angiò. Uomini, città e campagne (1282-1376), Bari 1982, pp. Federico III di Sicilia Federico d'Aragona, o Federico III di Sicilia, fu reggente aragonese in Sicilia dal 1291 al 1295, Re di Sicilia - come Federico III - dal 1296 al 1302 e poi di Re di Trinacria dal 1302 alla sua morte. Facendo appello ai vincoli naturali esistenti, chiese quindi ai cavalieri delle compagnie aragonesi intenzionati a restare in Sicilia di passare al suo servizio, e non a quello angioino. L'andamento di tali trattative, alle quali partecipavano il re d'Aragona e la Sede apostolica, rivelava ormai chiaramente la debolezza degli accordi di Caltabellotta, la minaccia che fossero denunciati da parte angioina, il limitato sostegno aragonese, l'isolamento della Sicilia e in definitiva il pericolo per F. III di perdere il possesso del Regno. Federico d'Aragona, conosciuto anche come Federico III di Sicilia, o di Trinacria (Barcellona, 13 dicembre 1273 o 1274 – Paternò, 25 giugno 1337 ), è stato reggente aragonese in Sicilia dal 1291 al 1295, Re di Sicilia - come Federico III - dal 1296 al 1302 e poi di Re di Trinacria dal 1302 alla sua morte. Cercò a Praga di favorire i disegni di Federico di Turingia nella Sicilia; poi, alla corte di Aragona, fu segretario di Giacomo I e di suo figlio Pietro, tenendo ... Filippo d'Angiò principe di Taranto e di Romania. Il castello di Paternò è un forte simbolo del luogo, questo venne costruito nel 1072 dal Gran Corte Ruggero. 1273 (o 1274) nelle terre della Corona d'Aragona dall'infante Pietro d'Aragona, il futuro re Pietro III, e da Costanza di Svevia, figlia di Manfredi re di Sicilia. Una nuova spedizione navale angioina assaltò le coste siciliane nell'estate del 1335. Tra i prigionieri furono catturati anche il principe di Taranto e Ruggero Sanseverino. [6][9][17], La corte di Federico: laboratorio di dibattiti religiosi e rifugio di dissidenti, Il numerale di questo re di Sicilia dovrebbe essere, «FEDERICO III (II) d'Aragona, re di Sicilia (Trinacria)», Secondo Genealogy fu celebrato il 17 maggio, Eleonora era al suo secondo matrimonio, avendo sposato in prime nozze, nel, Arrigo e Roberto stipularono un accordo di nozze, che poi non si fecero, probabilmente per la morte di Arrigo, a. Antonio Oliver. L'intervento della sorella Violante, la quale aveva sposato Roberto d'Angiò, favorì l'incontro a Siracusa con il duca, il quale era accompagnato dalla moglie e dal Lauria, e consentì la conclusione di una breve tregua, primo passo verso la pace. re di Sicilia, Noto 1937; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Dal Regno al viceregno in Sicilia, Palermo 1953, pp. Nell'inverno del 1319 si ha inoltre notizia di trame tessute con la popolazione della costa ionica, tramite un agente che compiva frequenti viaggi in Calabria. Il 4 luglio fu firmata l'alleanza. Mentre le navi nemiche navigavano lungo le coste, assaltando le marine, F. III scoprì a Palermo, e represse, una congiura contro la sua persona, diretta da Pietro da Caltagirone. Allora il papa, nel 1300, chiamò in aiuto i templari, gli ospitalieri e i riluttanti Genovesi, ma ad eccezione di una nuova brillante vittoria della flotta di Lauria su quella siciliana, il 14 giugno del 1300, la situazione non progredì. Nel testamento era tornato a rivendicare i diritti sull'intero Regno normanno-svevo, intitolandosi nuovamente rex Sicilie Ducatus Apulie et Principatus Capue. Riunitosi il Parlamento, Federico fu nominato re con il titolo di “Fridericus tercius Dei gratia rex Siciliae”, ossia “Federico III re di Sicilia”.Ecco perché è sbagliato chiamarlo Federico II, come fanno in molti. Auspice il fratello primogenito Alfonso III, succeduto nel 1285 a Pietro III sul trono aragonese, le trattative per il matrimonio con una figlia di Carlo II d'Angiò proseguirono con la nomina, nel febbraio 1287, dei procuratori che avrebbero dovuto concludere contemporaneamente anche il matrimonio di Giacomo d'Aragona, ormai re di Sicilia, con una figlia maggiore del re napoletano. Preoccupato di giustificare, per la fedeltà dovuta all'imperatore, la propria condotta politica dall'accusa di aver violato gli accordi di Caltabellotta, riunì il Parlamento a Terranova (Gela) il 6 genn. Itinéraires spirituels (Ve-XVIIIe siècles), I, Paris 1987, pp. Il blocco di Messina fu nuovamente allentato, prima ad opera di Ruggero de Flor, poi dello stesso F. III che, dopo la morte di Blasco d'Alagona, amaramente pianta dal re, riuscì ad entrare nella città, difesa da Nicolò Palizzi, per portare soccorso alla popolazione. Appare con il nome di Fridericus (rex) nei documenti in lingua latina, Frederic (el de Sicília) in quelli in catalano, Fridiricu in siciliano, Frederico in aragonese. Anche alcune terre calabresi passarono sotto il dominio di Carlo II d'Angiò con transazioni, concessioni, esborsi di denaro, più che manu militari. Genovesi e Napoletani batterono le navi del Peralta anche a Gerba, dove l'ammiraglio aragonese intervenne in difesa degli interessi di F. III, e la sconfitta agevolò la perdita da parte siciliana delle isole del golfo di Gabes, che furono rioccupate dai Tunisini. 1294 investito del principato di Taranto. La flotta siciliana, che, rafforzata da navi genovesi, si era spinta a nord del golfo di Napoli, fu sconfitta dalla più numerosa flotta napoletana, comandata dal Lauria. Allo scadere della tregua, Roberto attaccò la Sicilia occidentale e si diresse su Palermo, su cui confluiva anche la flotta napoletana. Con l'uscita di scena come feudatario di Vinciguerra Palizzi, che i documenti non nominano più, era sorta una controversia tra la corte siciliana e quella napoletana per la devoluzione di quei feudi.
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